Schwazer, marcia trionfale
L'altoatesino vince d'autorità, e con il record olimpico, la 50 km davanti all'australiano Tallent e al russo Nizhegorodov. Settimo oro per la nostra spedizione a PechinoPECHINO, 22 agosto 2008 - Pronti, partenza e via. Così è iniziata la corsa all’oro di Alex Schwazer. Una medaglia d’oro olimpica che ancora una volta viene dalla marcia. Come succede spesso all’Italia. Poche specialità hanno dato ai colori azzurri tanto quanto quella del tacco-punta. L’oro della fatica, per questo spesso ancora più bello ed emozionante.
ABISSO - Schwazer non ha solo vinto, ha dominato da vero campione. Ha vinto di potenza, come il muscolo fatto vedere in tv per dimostrare il suo stato di forma, dopo 3 ore e 10' di gara. Migliora il record olimpico di 1 minuto e 20'' con il tempo di 3:37'09''. Stacca gli avversari di oltre due minuti. Tallent arriva secondo in 3:39'27'' e Nizhegorodov terzo con 3'05'' di distacco. Dopo di loro il vuoto vero, con lo spagnolo Garcia quarto a quasi 7 minuti di distanza. Fin dai primi chilometri se n’è andato insieme ai compagni di fuga Jared Tallent e Denis Nizhegorodov. Per quasi 35 km con loro anche il cinese Li Jianbo che però non ha retto il ritmo forsennato dettato proprio dall’azzurro. Alla fine, lungo la strada, li ha fatti scoppiare tutti.
ALLUNGO - Dopo 3 ore e 5 minuti di gara, intorno al 40° chilometro, Alex Schwazer ha deciso di cambiar marcia, nel vero senso della parola, lasciando di stucco i due compagni di fuga. Il primo a cedere è stato l’australiano Tallent (che poi ha recuperato fino ad arrivare secondo, aggiungendo una seconda medaglia al bronzo della 20 km). Poi, tre minuti dopo, è stato il turno del russo. Da quel momento per Schwazer è stato un assolo.
TRADIZIONE - Dopo Dordoni (Helsinki 1952) e Pamich (Tokyo 1964), arriva il terzo oro per l’Italia nella gara più dura e impegnativa dell’Olimpiade. Come sempre la marcia riserva ai colori azzurri una delle pagine più belle ed emozionanti della storia dello sport, non solo dell’atletica. E, ancora una volta, c’è lo zampino di Sandro Damilano che ha preparato il marciatore con dovere per una vittoria olimpica. Un lavoro iniziato diversi anni fa (inizio 2005) ma che è davvero partito lo scorso anno con le due prove al mondiale di Osaka. In Giappone Schwazer aveva gareggiato sia nella 20 che nella 50km. La prima per preparare la seconda.
PRONOSTICO RISPETTATO - Ed è proprio la 50km di Osaka ad avergli fatto capire che l’oro olimpico era non solo alla sua portata ma che poteva essere lui il grande ed unico protagonista di questa gara. E non si è fatto smentire. Lo scorso anno era finito in bronzo con rabbia, con ancora troppe energie in corpo da poter usare a gara finita, come disse anche prima della sua gara di oggi: "Quello che non voglio è finire con rammarico – aveva detto due giorni fa Schwazer –. Qualunque sia il mio risultato vorrei solo finire avendo speso tutto, anche se non dovessi vincere". Ma in cuor suo Alex ha sempre saputo che se le cose gli andavano per il verso giusto, avrebbe concluso la gara da vincitore. E così è stato!
Schwazer al settimo cielo . "Più forte di Superman"
L'altoatesino euforico dopo il trionfo nella 50 km di marcia. "Quando sono così in forma è difficile battermi". Poi scherza su Bolt: "Guadagna dieci volte tanto, ma io sono molto più felice". E la medaglia ha una dedica speciale: Carolina KostnerPECHINO (Cina), 22 agosto 2008 – Il serpentone transennato della zona mista, nella pancia del National Stadium, sembra la corsia di un ospedale. Corpi prosciugati dal patimento di 220' di fatica che trascinano gambe legnose, nella migliore delle ipotesi indurite, una via crucis che ha come stazioni i vari settori riservati a tv e stampa. Un copione valido quasi per tutti. Alex Schwazer passa per ultimo e sembra in partenza per una gara, anziché uno dei reduci della più massacrante gara dell’atletica. Il volto è trasfigurato dalla felicità, e questo si può capire, ma anche il corpo trasuda freschezza: il serbatoio delle energie non è ancora in riserva, come il trionfatore della 50 km ha dimostrato con i salti di gioia sui materassi dell’asta, in mezzo allo stadio. "Sono arrivato qua molto in forma – ha spiegato l’uomo che riportato la marcia italiana ad un successo olimpico nella 50 km 44 anni dopo Abdon Pamich - mi sono allenato molto bene durante tutto l’anno e sono andato in gara per vincere. Sono stato tranquillo fino a tre quarti del percorso, pensando solo a stare con i primi, poi quando ho visto che gli altri faticavano, me ne sono andato".
EUFORICO - Non c’è spocchia nelle parole di Alex, né falsa modestia: "Quando sei superiore gareggiare è facile, il difficile è quando non sei pronto. Oggi sono entrato in gara sapendo quello che volevo e dovevo fare...". Schwazer confessa che l’attacco che ha stroncato prima Nizherogodov e poi Tallent non era nemmeno preparato: "Al rifornimento non ho più visto l’ombra dietro di me...". Poi racconta l’esultanza cui si è lasciato andare ben prima di entrare nello stadio per l’arrivo trionfale: "Ero euforico e in questi casi si rischia di fare anche qualche cavolata, ma sono felice di aver fatto contento anche tutta l’Italia. E quando ho fatto vedere il bicipite avranno riso tutti, perché il mio muscolo è ridicolo". E ride ancora anche lui. Torna serio subito dopo, riprendendo un controllo più in linea con il luogo comune dell’altoatesino quadrato e tetragono agli eccessi, quando gli riferiscono dei complimenti del responsabile del settore marcia, quel Sandro Damilano solitamente poco propenso alle sparate ("Ha solo 23 anni, oggi è iniziata l’era Schwazer, e per era intendo che può vincere tre medaglie d’oro").
SUPERMAN - "E' un po' euforico – ribalta i ruoli il neo olimpionico – un passo per volta. Oggi mi avete visto in super condizione, ma basta un problemino per far crollare tutto. Sui 50 km se non sei al cento per cento becchi cinque minuti dai primi, bisogna prepararsi bene". Poi una riflessione che rende ancora più bello questo trionfo del sudore e dell’umiltà: "Io sono contento di quello che faccio, ho passato gli ultimi quattro anni facendo molta fatica, sono orgoglioso di questo successo perché me lo merito e perché non imbroglio, ma lo sarò anche se dovessi arrivare decimo, in futuro". In questo momento non gli interessano i paragoni proposti con Bolt, l'extraterrestre della velocità, e con i guadagni del giamaicano: "Lui fa dieci volte meno fatica di me, e guadagna dieci volte di più, o magari cinque, ma io sono cinque volte più felice. E poi quando sono così in forma non mi batte nemmeno Superman!".
IL SEGRETO - E nonostante la fatica della gare e delle interviste, Alex non dimentica nessuno, a fine gare: "La dedica è per tutte le persone che non si vedono in pista ma che con il loro lavoro hanno contribuito a renderlo possibile". E Schwazer trova persino le energie per sprintare via di fronte all’ultima domanda, quella che gli chiede del braccialetto baciato durante la passerella trionfale dgli ultimi chilometri. Alex, incespica con le parole, ride, poi concede: "E' un regalo", ma non rivela di chi. E in conferenza stampa difende con grinta il suo segreto, che però era già stato incrinato nella telecronaca diretta della Rai, quando il telecronista, Bragagna, aveva parlato di "una bella storia con un’azzurra degli sport invernali, che ha avuto un ruolo importante alle Olimpiadi di Torino". Mancava solo il nome, ma non era difficile intuirlo. Lei è Carolina Kostner, la bellissima pattinatrice. Un amore che scatenerà i rotocalchi rosa. E ora dubitiamo che, per difendere la sua privacy, ad Alex sarà sufficiente marciare. Di fronte all’invadenza del gossip, Schwazer questa volta dovrà mettersi a correre