Maldini: «Il Milan non pensa al futuro»

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Ricardo Kakà 22
view post Posted on 20/12/2009, 13:40




L'ex capitano rossonero: «Non sono in società perché nessuno me lo ha mai proposto. Al club manca un po' di rinnovamento e di programmazione, molto spesso si è pensato solo al presente. Nel 2007 bisognava investire per restare sul tetto del mondo»


MILANO, 19 dicembre - Paolo Maldini si racconta a Sky Sport e non risparmia frecciate al suo Milan: nell'intervista l'ex capitano rossonero ha accusato il club di non averlo contattato una volta chiusa la carriera da calciatore e di non aver investito quando, nel 2007, la società era sul tetto del mondo.

Cosa fa oggi Paolo Maldini?
«E’ la domanda che tutti mi fanno perché dopo 25 anni di carriera è normale chiedere una cosa del genere. La risposta è semplice. Faccio il papà, curo i miei affari e mi prendo un po’ di tempo per me, per i miei amici e per le cose che non sono mai riuscito a fare durante la mia carriera. E’ stata una scelta quella di fare una vacanza lunga e poi staccare completamente con il mondo che mi ha dato tanto. E poi rilassarmi, perché sono stati 25 anni molto intensi».

Quanto durerà la tua pausa dal mondo del calcio?
«Questo non lo so. Non dipende solo da me. Non mi aspetto niente anche perché ho sempre cercato di prepararmi a questa evenienza senza dover aspettare l’aiuto di nessuno. Ho i miei affari, i miei hobby, non mi manca il lavoro quotidiano. In futuro vedremo. Di proposte di lavoro legate al mondo del calcio, ce ne sono state tante. Dopo dieci giorni sono andato a parlare con quelli del Chelsea! A parte che era una cosa prematura, ma di proposte ne ho avute tante altre».

Ce ne dici un paio?
«C’era addirittura l’idea di andare ad allenare una Nazionale che andrà ai Mondiali e che voleva me e un’altra persona come allenatore. Quella del Chelsea e poi con la Federazione ogni tanto ci sentiamo. Ho calmato anch’io gli animi e le proposte perché volevo fare un anno al di fuori da questo mondo».

Perché Maldini non è al Milan adesso in un ruolo dirigenziale?
«In primis perché non mi è stato proposto niente, la verità è questa. E poi magari questa mia scelta di allontanarmi, almeno fisicamente, dall’ambiente dove ho vissuto per tanti anni, forse ha determinato anche questa mancanza di proposte da parte della società. Naturalmente l’allontanamento è solamente fisico, con Leonardo e parecchi giocatori mi sento molto spesso. Sono andato a trovarli una volta sola, prima della partita con il Real Madrid, proprio per scelta, non perché non avessi avuto voglia di farlo in passato. Loro m’invitano sempre e devo dire che da questo punto di vista sono sempre stati molto gentili e affettuosi con me».

Come giudichi il lavoro di Leonardo fino a questo momento?
«Ottimo. E’ partito con l’handicap, non solo per l’assenza di Kakà, ma anche per il fatto che abbia intrapreso una carriera nuova, la tournee, poi, non credo sia stata una grande scelta da parte della società. Di conseguenza, è partito male e c’è stato un momento in cui tutti temevamo il peggio. Poi, ha avuto una grande forza e ha dimostrato di avere la squadra dalla sua parte. Non si fanno tanti risultati di fila senza un gruppo che ti segue!»

Cos’è cambiato in Ronaldinho rispetto all’anno scorso?
«Ronaldinho nella prima parte della scorsa stagione è stato fondamentale. Poi, ha avuto un infortunio e ha avuto delle difficoltà ad entrare nel gruppo anche perché la squadra ha fatto una serie positiva incredibile. Siamo partiti col doppio handicap l’anno scorso e poi abbiamo fatto una seconda parte della stagione molto buona. Forse anche la posizione nella quale gioca adesso è proprio la sua posizione, quella del Barcellona. La sua capacità di fare assist è veramente incredibile».

Gattuso ha fatto bene a restare. Inzaghi farà bene a restare al Milan a fine anno?
«Loro sanno cos’è il Milan e cosa potrebbero lasciare. Non sanno quello che andrebbero a trovare. Per giocatori con l’esperienza e le vittorie che hanno avuto loro, è difficile pensare di lasciare una squadra del genere. Poi è normale che ci sia la voglia di un giocatore importante di voler giocare».

Può sperare il Milan di vincere lo Scudetto?
«Sperare sì, assolutamente. Se devo analizzare le squadre, l’Inter è senza dubbio favorita dalla classifica e da una rosa più adatta a vincere lo Scudetto».

Un nuovo Maldini esiste?
«Credo sia sempre più difficile avere dei giocatori che iniziano nel settore giovanile e a 41 anni finiscono la carriera nella squadra dove l’hanno cominciata. Non lo so se esiste. Spero di sì, perché alla gente piacciono storie del genere, possono insegnare tanto. Credo sia una bella storia da raccontare, anche per chi si appresta a diventare calciatore potrebbe essere veramente una favola».

Thiago Silva ti assomiglia?
«No, però è un grande giocatore. Non credo di assomigliargli, né come struttura fisica, né come modo di giocare, però è un grande giocatore e l’ha dimostrato. Ha rispettato in pieno quelle che erano le mie previsioni su di lui».

Cosa manca al Milan per tornare ad essere quello di una volta?
«Credo che manchi un po’ di rinnovamento e di programmazione per il futuro, molto spesso si è pensato solo al presente, soprattutto dopo la Champions League vinta nel 2007. Eravamo sul tetto d’Europa e poi sul tetto del mondo, ma sapevamo tutti, e questo ce lo siamo detti più volte, di non essere la squadra più forte in assoluto. Se volevamo durare, quello era il momento di investire, naturalmente tenendo i giocatori più forti che avevamo. In quel caso lì forse l’investimento sarebbe stato inferiore a quello che si potrebbe ipotizzare per poi dopo rifondare la squadra».

Un Pallone d’Oro alla carriera lo accetteresti o sarebbe fastidioso per il fatto di non averlo vinto prima?
«No, è una cosa che ho accettato. Ho vinto talmente tanto che non posso avere un rammarico per una cosa sicuramente importante ma resta un premio personale. Nella mia vita calcistica ho sempre cercato di pensare alla squadra. Una vittoria con la propria squadra non può essere paragonata a un premio personale».

C’è qualcosa che è mancato nella tua carriera?
«Se parliamo di vittorie, col Milan ho avuto tanto, con la Nazionale invece la vittoria non è mai arrivata, nonostante i 4 Mondiali. Quello potrebbe essere un rammarico. A livello di gioco, ho pensato che in tante occasioni, soprattutto in giovane età e quando giocavo da terzino, non ho fatto vedere quello che sapevo fare col pallone. Molte volte mi sono limitato cercando di trattenere quello che era il mio istinto nel dribbling e nel tiro».
 
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